Definire l'eccesso sulla base di una concezione del bene comune è stato un parametro costante nel tempo. Soprattutto a partire dal XIX secolo, tuttavia, l’individuo rivendica il diritto di andare al di là dei cosiddetti limiti consentiti, ritenendo l’eccesso la cifra stessa del cogito... Lees verder
Definire l'eccesso sulla base di una concezione del bene comune è stato un parametro costante nel tempo. Soprattutto a partire dal XIX secolo, tuttavia, l’individuo rivendica il diritto di andare al di là dei cosiddetti limiti consentiti, ritenendo l’eccesso la cifra stessa del cogito (Camus A. L’homme révolté, 1951). Nietzsche, Bataille, Debord, e altri pensatori hanno considerato l’eccesso come un tratto distintivo dell’uomo, il quale deve agire in funzione anti-utilitaristica, e construire la sua esistenza nell’hic et nunc, attraverso un saper fare che renda l’eccesso tangibile, plastico, del tutto estraneo a dei postulati astratti. Si tratta dunque di riconoscersi in un linguaggio : la musica e la danza per Nietzsche, la scrittura per Perec, il cinema per Godard. Caduto il mito di un universo dove virtù ed etica erano presupposte e che disponeva di una « grammatica », l’individuo in totale solitudine abbraccia il gratuito, dispendiando se stesso in un’esistenza intempoorale, cioè non causale.
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